Amplifier Intervista

 


 

Intervista con gli Amplifier (Sel Balamir)
6 maggio 2013, Milano


Siete solo a metà del tour, che è molto lungo. Come è stato finora?

SB - Davvero grande. E' certamente un grande tour, non il più grande, ma nemmeno più piccolo. Sta andando molto bene, abbiamo suonato in tutti i paesi migliori, finora. Abbiamo iniziato in India, che è stato automaticamente il nostro paese migliore, perché abbiamo suonato davanti a 3000 persone in India. L'Europa non è così esagerata, ma va bene. Abbiamo fatto due spettacoli in Italia negli ultimi giorni, e sono stati molto tranquilli. Ma è stato comunque bello perché era come uno show molto ...privato.
L'ultima volta che siamo stati a Milano era il 2005, e siamo stati supporter degli Opeth. Abbiamo fatto un nostro tour prima ancora, nel 2004-2005, e abbiamo suonato davanti a molte più persone, come 200 o 300 persone a notte.

Il pubblico sta reagendo bene al vostro nuovo album, "Echo Street", non è vero?

SB-Penso che la gente fosse un po' sorpresa da questo album, che non suona affatto come "Octopus". Ma la nostra intenzione era quella di fare un album che non suonasse come il precedente. E' stata una scommessa, perché "Octopus" ha venduto molto.

Forse volevate andare in un'altra direzione?

SB - No, è solo ... penso che abbiamo comunque già una direzione. Tutta la musica che suoniamo viene da uno stesso posto interiore, che è una vasta gamma di stati d'animo diversi. Ma quando abbiamo finito The Octopus non avevamo voglia di fare un altro album che suonasse come quello. Sarebbe stato quasi impossibile passare altri quattro anni a fare un disco, inoltre. Questa volta abbiamo trascorso letteralmente solo poche settimane registrando il nuovo album quindi è completamente il contrario, ed è questo che lo rende davvero un album forte, per me. Mi è piaciuto molto comporlo e suonare su di esso. E' molto più melodico, c'è molto più spazio in esso. Penso che noi Amplifier siamo sempre stati abbastanza così, voglio dire, anche nel nostro primo album, tutte le canzoni erano diverse. E' uno dei nostri punti di forza, ma anche uno dei nostri punti deboli perché rende più difficile per le persone dire: ecco, loro sono questo tipo di band o quell'altro tipo di band. Siamo apparentemente impossibile da etichettare.

Quali sono le tue radici musicali?

SB - Noi probabilmente prendiamo le nostre radici dal rock degli anni novanta, le band di Seattle. Ma anche dagli anni Settanta, il rock che abbiamo scoperto nelle collezioni di album dei nostri genitori. Ecco da dove traiamo il nostro vocabolario musicale. Ma quello che stiamo creando ora con esso è la nostra versione strettamente personale.

Ora avete due nuovi membri nella band. C'è stato un cambiamento nel processo creativo a causa di questo?

SB - E' molto più veloce, ora (ride). Abbiamo un sacco di membri della band che cantano, ora, oltretutto, il che fa una differenza enorme. Siamo in grado di fare praticamente qualsiasi cosa, ora. Era spesso un problema rendere i nostri album dal vivo, con tutte le sovraincisioni di chitarra che abbiamo usato in studio, ma ora questo aspetto non è più una preoccupazione. E ora quando sto "calcolando" le nuove tracce nella mia testa, so di avere la possibilità di rendere le armonie davvero varie. In realtà ci sono due o tre chitarre ora, al contrario di una chitarra con sovraincisioni, quindi è un diverso tipo di tecnica e di approccio alla composizione.
Abbiamo quasi finito l'album successivo, probabilmente andremo a registrarlo dopo questo tour. Quindi, è la prima volta che siamo in grado di utilizzare questa gamma di strumenti, tra cui annoveriamo Charlie (Barnes) e il suo pianoforte, tastiere, beatbox, voce eccetera.

Ho sentito che Charlie Barnes era un vostro fan, prima di unirsi alla band...

Sì, era un fan adolescente, e lo abbiamo portato nel gruppo (ride). Ha davvero talento. Ha iniziato a lavorare per noi, con la vendita del merchandising, e poi si è fatto strada fino al livello superiore, come in una compagnia ai vecchi tempi, quando iniziavi come il ragazzo che consegnava la posta e arrivavi ​​in cima dopo la gavetta. Probabilmente Charlie finirà per essere il capo della band! Noi siamo come una famiglia, il che è grande. In apertura dei concerti Charlie in tour è impressionante perché è solo lui, e la sua strumentazione. Non dobbiamo fare cambi palco, complicarci la vita. E quindi siamo molto più rilassati.

Ha apportato qualcosa di particolare per la band, essendo molto più giovane di voi?

SB - Sì, è bello avere qualcuno giovane e pieno di entusiasmo in mezzo a noi. Per quanto riguarda le influenze musicali, penso che la musica sia lì come una parte della nostra vita, allo stesso modo per tutti noi, come l'elettricità. Ma quando si è giovani è...più spettacolare. Io ho già visto un sacco di cose spettacolari quindi per me è molto più stabile l'approccio, ma per Charlie è tutto nuovo.

Le vendite hanno preso una piega diversa ora che siete distribuiti da Kscope?

SB - Non proprio. Voglio dire, certo, ora ho più tempo per fare la mia musica, e i film, e cose del genere. Dovevamo occuparci noi di tanti aspetti come la nostra pubblicità e ora invece non dobbiamo, non più. Ma stiamo ancora autoprodotti. Kscope ci ha messo in contatto con un sacco di gente nuova, come voi ragazzi, il che è fantastico. E' difficile stare dietro a cose come la pubblicità e la distribuzione quando sei autoprodotto, ci vuole un sacco di tempo, per andare a caccia di persone e per scoprire magari perché le cose non vanno come avrebbero dovuto, come ad esempio il motivo per cui un distributore non sta facendo il suo lavoro, metti caso, in Finlandia. Io non voglio essere una etichetta discografica, voglio essere in una band, quindi è meglio come stanno le cose adesso. Posso occuparmi solo del lato creativo.

E la tua storia personale, come musicista e frontman?

SB - Sono sempre stato un musicista full-time. Il che non è così insolito, è solo che la maggior parte delle persone non hanno le palle per farlo. Ci sono diversi livelli di impegno ovviamente ... quando si è giovani non si hanno molte responsabilità, e si può sopravvivere con poco o quasi. Penso che ci sia molto di vero in quello che dice la gente, che in realtà non scegli la musica, ma è lei che sceglie te. Vedo l'essere un musicista come una specie di malattia. In realtà non hai alcun controllo su di essa. O hai modo di soddisfare tale impegno, o in caso contrario si prova un senso di vuoto, di non capire se' stessi o ciò che la vita significa. Perché quel tipo di comprensione viene solo attraverso l'esprimere se' stessi. Ma è una cosa dirlo e un'altra cosa essere un musicista, perché significa che la metà del tempo la passi a scoprire quello che sta succedendo in Finlandia.
Ma almeno ho la possibilità di farlo nel modo in cui dovrebbe essere, considerando che se hai un lavoro di giorno, lavorando 40 giorni a settimana a fare cose che non necessariamente ti interessano, io non vedo come questo possa darti una visione più approfondita dell'essere umano. Poi se consideri che nel resto del tempo vuoi vedere la tua famiglia, mangiare, dormire ... non vedo dove rimanga il tempo per esplorare se stessi. Chi pensa di essere un musicista, pur avendo un lavoro, si illude.
Il vero punto riguardo alla musica è che non deve essere un lavoro, dovrebbe essere qualcosa che si fa per la propria autorealizzazione. Detto questo, se si uno riesce a suonare in una band poche ore alla settimana, e sentirsi soddisfatto, io li invidio. Davvero, perche' questo mi renderebbe del tutto felice se ne fossi capace.
I miei più grandi eroi parlando di una qualsiasi band di sempre è una band nessuno ha mai sentito parlare; lavorano insieme in una fabbrica o giù di lì, e ogni settimana, di domenica, a meno che non sia il compleanno di qualcuno o qualcosa del genere, si riuniscono, nel garage di uno di loro, e suonano tutto 2112 dei Rush. Ogni settimana. Si fanno qualche birra, e poi sono totalmente felici. Questo è assolutamente quello che la musica dovrebbe essere, salvo che qualcuno ha una maggiore tolleranza, e altri come me, purtroppo per me, devono essere immersi in essa 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Quindi dovrei davvero farmi vedere da uno bravo (ride).

Quanto è difficile vivere come un musicista a tempo pieno?

SB - Dipende da come gestisci la tua vita. Per fortuna la mia famiglia è molto comprensiva e solidale, come tutte le nostre famiglie. Senza di quello, sarebbe impossibile. Per me non è facile, ho due figli, ma mia moglie e io siamo convinti che in questo modo stiamo insegnando ai ragazzi a perseguire quelle cose che li renderanno felici e soddisfatti, invece di rincorrere uno stile di vita. Noi viviamo una vita molto umile. Si dovrebbe sempre perseverare, non rinunciare alle cose che sogni a causa di altri fattori esterni. C'è molto da dire in favore della gente che tiene duro e non rinuncia ai propri sogni, perché alla fine qualcosa arriva sempre, secondo la mia osservazione. E le persone che sono pronte a cogliere le opportunità le ottengono; noi infatti siamo pronti al 100%!
Al giorno d'oggi molte band fanno un paio di album e poi più nulla, la nostra longevità però dimostra il nostro impegno. Siamo una band che vuole fare un sacco di album, e deve essere un documento della nostra vita. Non penso che ci siano molti artisti che riescono a farlo. Non importa se ottieni davvero tanto successo, è ugualmente un obiettivo valido.

Quali sono le dinamiche interne per una band come la vostra?

Ogni gruppo di persone funziona in modo diverso, una band è come una mini comune. Se sei in una band, uno dei migliori esperimenti mentali che si può fare è immaginare te e la tua band su un'isola deserta, e se riesci a immaginare che tutto va bene, allora probabilmente starete bene insieme come band . Ma ogni squilibrio nella personalità delle persone viene ingrandita, in una band. Quanto a noi, di certo io e Matt, il nucleo originario della band, siamo un tipo molto placido di persone. E' un bene ora avere Charlie con noi, e Steve è uno dei nostri più vecchi amici. Alex è un bel tipo di persona e, quindi ... quando c'è un problema da affrontare, non è davvero un problema.

L'edizione speciale di "Echo Street" è molto particolare (e bellissima), comprende immagini di foto d'epoca, che sono state raccolte da te nel corso degli anni ...

SB - Si, abbiamo voluto rendere l'edizione speciale molto sorprendente in questo modo. L'ho curata io da un punto di vista grafico. Quelle sono vecchie fotografie di persone che non conosco nemmeno, e io le colleziono. Così a volte mi invento storie su di loro. Io uso quelle immagini come ispirazione a volte, quando mi serve per scrivere testi. E ho usato loro un bel po' su Echo Street, perché l'album non è effettivamente centrato su nulla, tutti i testi sono solo testi emotivi. E' un po' facile per me guardare un'immagine, soprattutto se si tratta di persone che non conosci, e immaginare i sentimenti, cercare di prendere una lezione da ciò. E' molto toccante, anche, perché quando trovi quelle foto, quando ci si trova nella posizione di acquistare su una bancarella i ricordi della gente, è perché le persone a cui appartengono quei ricordi probabilmente sono morte, o c'è stato un qualche tipo di disastro che li ha separati da quelle foto e ricordi. E per me scrivere testi su persone che non so nemmeno se siano ancora vivi, è quasi ... elettrizzante. La bambina in copertina appariva ancora e ancora e ancora in quelle foto... ma solo fino a una certa età, e poi non più. Penso che la bambina sia tutti noi, e nessuno.

Da dove viene il titolo dell'album?

SB - Echo Street a Manchester esiste, parte da una stazione, e non ci sono edifici che danno su di essa, non c'è nulla su di essa. C'è un arco che va oltre la ferrovia, e il taxi dalla stazione gira lì intorno per imboccare qualsiasi direzione. E' solo un nulla. Ed Echo Street, intendo l'album, è molto nostalgico. Ci sono canzoni su di esso che provengono dagli anni '90, e tutte le piccole idee, che sono come piccoli cristalli, vengono dagli anni '90. Quindi Echo Street, l'album, è una specie di memoria pura, e la strada reale da cui prende il nome è effettivamente un nulla, e la bambina senza nome potrebbe essere chiunque: così, lei è una sorta di simbolo. Lei un po' ricorda la bambina in "Schindler's List", anche.

Questo ha per caso qualcosa a che fare con la canzone "Parigi In The Spring"?

SB - Non del tutto. Quello era solo un titolo provvisorio, in origine, e proveniva da una illusione ottica che funziona così: c'è un triangolo che racchiude le parole "Paris in the spring", e solo dopo che lo si legge per, tipo, 30 volte ti rendi conto che la parola "the" è in realtà scritto due volte. Qualcosa di simile è successo a noi quando stavamo lavorando, suonando le canzoni dal nastro originale, quindi questo è il motivo del titolo. E c'era anche una sorta di suono europeo negli accordi. E' stato suggestivo e inoltre legato a qualcosa che stavo guardando in tv una volta a tarda notte, quando avevo già scritto la maggior parte dei testi, e la storia in tv era su una ragazza nella Resistenza in Francia durante la WW2, e la storia si è legata con la canzone. Penso che sia l'unica canzone dell'album con un significato reale.

Si ringrazia Sel Balamir e gli Amplifier per la disponibilità e cortesia

Intervista a cura di Domizia Parri



Gli Amplifier sono stati nominati per due premi ai prestigiosi Prog Music Awards 2013, per il Miglior Album - con Echo Street, e anche miglior "inno" con Matmos.

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