Anil Prasad Intervista Steven Wilson

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Traduzione dell'intervista condotta da Anil Prasad a Steven Wilson per Innerviews.


Descrivi il processo creativo dietro Grace for Drowning.

Ho usato lo stesso approccio di tutti i miei album, cioè faccio delle demo di tutto in modo piuttosto elaborato. La differenza stavolta è che ho lasciato molto più spazio per le casualità. Normalmente quando scrivevo per i PT, o per il mio primo album solo, facevo degli arrangiamenti molto precisi. Se non riuscivo a pensare a qualcosa da fare, o se non succedeva niente di interessante mentre stavo in studio a comporre, passavo all'idea successiva. Era semplice, era così e basta. Invece con Grace for Drowning, ho preso a usare un metodo diverso. Mi dicevo,  “Guarda, sai cosa? Lasciamo su questo riff, o linea di basso, o schema di batteria, o qualsiasi cosa fosse, lasciamolo su per due o tre minuti. Non mi farò problemi sul fatto che diventi noioso, porterò in studio dei bravi musicisti e li lascerò elaborare.” E ho fatto esattamente così. Per esempio, su “Raider,” ci sono alcune zone nel brano dove ci sono lunghi passaggi, in cui Theo Travis suona il flauto e assoli di sax. Di certo non avevo quegli assoli mentre stavo lavorando alla composizione del brano. Mi sono disciplinato, in modo da non pianificare eccessivamente le strutture, e lasciare invece che queste cose accadessero durante le registrazioni. Questo ha portato uno spirito di jazz e improvvisazione nella musica, oltre a certe qualità, spiritualmente parlando. I solisti hanno avuto l'occasione di esprimersi senza le restrizioni che degli arrangiamenti precisi avrebbero imposto, in cui gli sarebbe stato detto “Hai otto battute qui per dire ciò che vuoi.” Per questo album, per quanto mi riguardava, se volevano suonare 54 battute o anche 100, potevano. Non le avrei tagliate.
 
Cosa intendi con "spiritualmente"?

In questo contesto, significa qualcosa che viene direttamente dal cuore o dall'animo senza nessun tipo di processo intellettuale che interferisca. Quando lavori con un musicista jazz o qualsiasi solista che è abituato a improvvisare, idealmente dici "Vorrei che tu esprimessi qualcosa, qui. Usa la voce del tuo strumento e raccontaci una storia." Per la loro natura i musicisti jazz non intellettualizzano quel che suonano in anticipo, e per me, è questo che rendo il loro contributo più spirituale. E' quel che amo di più del jazz. E' come se non ci fossero barriere tra te e la voce dello strumento o del musicista. E' qualcosa che è mancato in me a lungo, negli ultimi 10 anni. Non mi sono spinto fino a quel punto prima, perché non sono bravo in questo. Non sono un grande imporrovvisatore. Sono più un architetto. Mi piace pianificare le cose e strutturarle, e poi metterle insieme. Con Grace for Drowning, i stavo spostando verso la prossima fase della mia creatività, ovvero un equilibrio tra il me produttore, editore o architetto, e la mia capacità di attingere a dei musicisti che sono più spirituali di me nel loro modo di vedere la musica.
Suppongo che in sunto, potremmo dire che “spirituale” significa “fatto per i motivi giusti.” Quel che intendo è che non c'è nessun tentativo, in questo album, di adattare la musica a uno specifico mercato o genere, o di richiamare un determinato tipo di pubblico già consolidato, o di managers o etichette discografiche. Non sto dicendo di aver mai fatto una cosa del genere in passato, perché non sono affatto capace di farlo (ride). Credo di avere una vena di volontà in me che si traduce nel fatto che, qualsiasi cosa io faccia, devo farla in un modo che alla fine mi soddisfi. Quindi, essere spirituale in quel senso è per me la necessità di attingere direttamente alla mia anima per soddisfare le mie proprie esigenze creative. 
L'industria della musica è piena di gente che è chiaramente insoddisfatta dal proprio lavoro. Fanno cose per motivi che sono forse diversi da quelli per cui hanno iniziato, o di quanto si sono innamorati al principio del processo creativo. Ci sono un sacco di persone che lo fanno per lo stesso motivo di quando si sono innamorati della musica-non sto suggerendo che sono l'unico. Ma l'industria troppo spesso costringe le persone a credere che devono fare musica per compiacere altra gente. Questa situazione è l'antitesi della musica intesa in senso spirituale. In sostanza spiritualità significa qualcosa che ti tocca, e che può toccare il cuore ad altre persone. E' l'idea che l'arte sia una specie di specchio. Crei qualcosa in modo molto egoistico, e poi quando lo lasci andare nel mondo, diviene uno specchio. Se le altre persone si vedono riflesse in quel che fai, allora c'è un senso di contatto con loro. Il contattto significa far capire alle persone che non sono sole nel sentire le emozioni che sentono. Quindi la musica spirituale fa in modo che gli ascoltatori percepiscano di essere parte di una coscienza collettiva. Nessuna delle cose che proviamo in questo mondo è unica, a prescindere da quanto buone o cattive ci sembrino.

 Raccontaci nel dettaglio della direzione del tuo terzo album solo attualmente in lavorazione.

Il terzo album rappresenta la prima vota che ho scritto un album solo per uno specifico gruppo di musicisti. Il primo e il secondo album sono stati tali nel senso che il terminoe "solo" era da sottilinearsi. Non li ho scritti pensando a un gruppo di esecutori preciso. Scrivevo la musica e poi pensavo "Magari posso chiedere al tale di suonare su questo brano, magari posso metterci un flautista o un'orchestra." Ma stavolta scrivo per il mio meraviglioso gruppo live. La musica che scrissi per Grace for Drowning ha preso una vita del tutto diversa con loro che la suonano dal vivo. Non importa quanto tu sia soddisfatto di quel che hai fatto in studio, o quanto ti sembrino definitive quella tracce registrate proprio in quel modo, un grande gruppo di musicisti può provare che avevi torto varie volte di seguito. E questo lo hanno fatto, tutte le sere. C'era qualcosa di nuovo e speciale in come suonavano la musica. Una delle maledizioni di andare in tour è che dopo vorresti poter registrare da capo l'album, sapendo quel che sai ora che hai sentito il gruppo suonare dal vivo. Quindi per il prossimo album sto scrivendo per loro. Sarà un album più tirato di Grace for Drowning. Sarà meno spazioso, più su di tono, e magari anche un po' più progressive. Prenderà più dal genere di crossover progressive jazz di Grace for Drowning e si spingerà oltre in quella direzione.

Com'è la tabella di marcia per il prossimo solo album?

Non sarà realizzato fino all'anno prossimo. Non ho fretta perché c'è ancora molta promozione da fare per Grace for Drowning in termini di far arrivare il disco alle persone che non lo hanno ancora scoperto. Saremo in tour per almeno altri sei mesi. Stiamo anche per filmare un DVD Blu-Ray sul prossimo tour per documentare il repertorio corrente e la lineup. Sto scrivendo pensando a registrare in autunno, e di far uscire l'album nella primavera del 2013. Quindi non è affatto vicino. Credo fermamente che quando sei ispirato, dovresti approfittarne. So che alcune persone pensano che io sia una specie di compositore a getto continuo, ma non è vero. Ci sono periodi in cui non scrivo niente e non ho niente da dire. Ma ora mi sento ispirato quindi batto il ferro finché è caldo.

Raccontaci di cosa ti accade quando entri in uno di questi periodi.

Certe volte ho dei periodi in cui tutto quel che compongo mi sembra di averlo già visto o fatto. Pernso che questo sia il maggior ostacolo man mano che invecchi e hai alle spalle tanto materiale. Ci può essere un senso che ci sia meno per te da fare in futuro rispetto a quel che hai già fatto in passato. Questo è ovvio. Non sono il tipo che si vuole ripetere. Non importa quanto sia buona la musica, in termini di esecuzione o composizione, se non è fresca e nuova, mi annoia. Penso di avere questa paura: che io arrivi in studio un giorno e i ritrovi a pensare "beh, non c'è rimasto altro da dire. Non c'è altro che io voglia più fare." E a volte mi succede, ma mi succede per periodi relativamente brevi. Non è qualcosa che ha prevalso in me per più di alcune settimane o alla peggio, per mesi. 
So risolvere questo problema in due modi. Primo, mi trovo nuovi musicisti con cui lavorare. Uno dei motivi per cui ora sono così ispirato è che adoro come i musicisti della mia band suonano, e quel che possono fare. Il secondo modo è semplicemente mettermi ad ascoltare musica. Penso che tutti sottovalutino l'importanza di ascoltare. Io credo molto che molti degli artisti che consideriamo oltre il loro picco di creatività, smettono di sorprenderci perché questi artisti hanno smessi in effetti di ascoltare musica e di farsi ispirare. Questo succede in genere quando mettono su famiglia. Un sacco di musicisti produce musica fantastica tra i 20 e i 30 anni, poi si sposano e fanno figli. Improvvisamente la loro musica diventa prevedibile. Credo che sia perché si concentrano su altre cose e la musica diventa un lavoro per loro, invece di una vocazione. A me non è mai successo. Non ho una famiglia e non sono interessato ad averne una. Alcuni pensano che sia una cosa molto triste. Ma io no. So che non fa per me. Sono ancora molto attivamente coinvolto nello scoprire nuova musica. Ami scoprire nuova musica, e sento che questo influenza positivamente il mio lavoro. Ed è valido anche per i libri e i film.

Ci hai sorpresi con una produzione di prima classe e un gruppo di musicisti eccellenti nel tuo primo tour da solo. Descrivi i rischi e i ritorni di questo tipo di approccio.

Il rischio scontato è economico. Ho perso un sacco di soldi nel primo tour (la prima parte), ma lo sapevo. E perderò molti altri soldi nella seconda parte. In un certo senso questo è l'ultimo dei miei pensieri, anche se devo essere un poco prudente, non ho riserve illimitate. L'altro rischio è artistico, la sensazione che poteva essere artisticamente un disastro. Una cosa è chiamare dei musicisti di livello altissimo e noleggiare un sound system fantastico, con proiettori, e realizzare dei video appositi, ma fino al primo vero concerto non sapevo se avrebbe funzionato davvero. E' allora che ho compreso che sarebbe stato la somma delle parti e forse persino un po' di più di quello. Inizialmente mi chiedevo "E se non funziona?" Ma non riuscivo a immaginare di fare un tour solo in nessun altro modo.
Non avrebbe avuto senso fare un tour solo senza lo stesso livello di ambizione che avevo messo nei solo albums. Gli album non sono una semplificazione tipo “Steven Wilson con piano e chitarra acustica”. Penso che alcuni si sarebbero aspettati un album solo da cantautore, ma chiaramente non sono quel tipo di album. Penso che sarebbe stato facile per me fare un tour in stile Peter Hammill sai, io con piano e chitarra acustica e suonare anche qualche brano dei Porcupine Tree, e dei Blackfield. Non fa per me. Io volevo fare qualcosa che avrebbe eclissato tutto quel che avevo fatto fino ad ora, compresi i Porcupine Tree. In un certo senso, volevo compensare la diffusa sensazione che fosse solo un mio side project, e invece non lo è. Ho sempre saputo che non era così. Sapevo che la carriera solista sarebbe stata la cosa più importante che avrei fatto mai. Mi ci sono voluti quasi 20 anni per sentirmi pronto. Ho imparato così tanto in questi 20 anni dagli altri progetti in cui sono stato, e alcuni erano cose soliste. I Porcupine Tree erano in effetti un solo project quando cominciai. Divennero una band in seguito. In un certo senso mi ci sono voluti 20 anni per dire "Questo è un solo project e sarà sotto il mio nome. Ci metterò ogni singolo aspetto della mia personalità musicale sotto un unico ombrello, in un unico progetto". Quando è stata ora del tour, l'ultima cosa che volevo era uscire senza il 100 per cento dell'impegno profuso nella presentazione, produzione, musicisti, e qualità generale dello spettacolo. E ha funzionato davvero bene. Meglio di quanto chiunque si sarebbe aspettato, me compreso. Perciò lo porterò avanti in questa seconda parte del tour e oltre.

Come fai a sostenere le perdite economiche dei successivi tour?

Ho appena annunciato la pubblicazione di un CD live dal primo tour, chiamato Catalogue/Preserve/Amass, il che è un tentativo di rifarmi del denaro speso nel tour e anche di finanziare il tour che sto per iniziare. Quindi in sotanza metto i soldi dove sono interessato. Ho guadagnato bene negli ultimi due anni con i remix e con i Porcupine Tree. L'ultimo album dei Porcupine Treee quel che ne è seguito è stato redditizio.  Quindi ora sto reinvestendo in qualcosa a cui tengo davvero. Non sono entrato nel mondo della musica per fare soldi. E' stato perché mi sono innamorato dell'idea romantica di fare qualcosa di eccezionale e magico. Mi sento tuttora così. Quando ero un ragazzino spendevo tutta la paghetta in dischi. Poi da giovane spendevo tutto nel duplicare nastri e spedirli a etichette discografiche e a riviste nella speranza che succedesse qualcosa. Sono ancora nella stessa posizione, anche se ora miro più in alto e ci sono più soldi in ballo. Sono ancora nella condizione di reinvestire tutto in qualcosa che amo.
La risposta semplice è che le vendite del merchandise e dei CD dal vivo aiuteranno. Credo che alla fine il progetto raggiungerà il punto in cui andrò in pari. E' quel che successe con i Porcupine Tree. Per cinque anni siamo andati in tour perdendo soldi a destra e a manca. E' stato solo con il secondo tour di Deadwing che abbiamo controllato la contabilità e scoperto che alla fine eravamo in pari. E' stato un giorno fenomenale. Credo che la gente non ci creda, ma è così. Stavamo perdendo cifre spaventose. Se non fossimo stati sotto contratto con la Lava/Atlantic, non avremmo mai potuto farlo. Finalmente raggiungemmo il punto in cui le persone uscivano dal concerto entusiaste e poi la vota dopo portavano gli amici. Penso che succederà anche con la mia carriera solista.

Le edizioni deluxe sono state di aiuto a finanziarti, in modo significativo. Descrivi come funziona.

Quelle edizioni sono davvero di aiuto economicamente. Sa il Signore quanto io abbia esternato riguardo agli apsetti negativi di Internet, ma naturalmente c'è anche qualche aspetto positivo, specialmente per chi come me si appoggia alla possibilità di interagire direttamente con la base di fans. Una delle cose che abbiamo fatto con i Porcupine Tree e che faccio anche con i miei album solisti sono queste edizioni deluxe. Sono molto costose da realizzare, va detto. Non è che le vendo a prezzi alti così per fare. Tuttavia se ne puoi vendere 3,000-4,000 direttamente ai fans, senza nessuna etichetta e distributore che si metta a fare da tramite, e a prendere la loro parte del guadagno, puoi efficacemente finanziare dei progetti. I Marillion lo fanno fin dagli anni ‘90. Chiedono a 10,000 fans di acquistare l'album in anticipo, direttamente da loro, e così si finanziano la registrazione e tutto. E' un modo fantastico di usare Internet per parlare ai fans e finanziarti una carriera in cui non si deve scendere a compromessi artisticamente parlando. Mi sembra che ora si vedano sempre più artisti farlo, e così la loro musica si fa più pura. Gli artisti non devono più scendere a compromessi sulla base di quel che venderanno. Posso basarsi su un gruppo di fans fedeli anche se meno vasto, che apprezzano quel che fanno. Le edizioni speciali piacciono davvero a quel genere di fan. Parlo in quanto fan, a mia volta. Io adoro quando gli artisti che ammiro fanno delle deluxe editions, perché ti sento come quando vai a comprare uno splendido dipinto o stampa—qualcosa di veramente speciale che puoi goderti. E' un'opera d'arte, non di software. Ecco perché secondo me c'è un ritorno del vinile. La gente ha capito che la differenza tra un CD e un vinile in una bellissima copertina gatefold è la differenza tra un pezzo di software e un'opera d'arte. Penso che le edizioni speciali siano lo zenith di questo approccio.

Cosa può aspettarsi il pubblico dal prossimo tour di Grace for Drowning?

Sarà uno spettacolo. E' molto visivo. La band è fantastica. I musicisti sono di prim'ordine. Ci sono molte parti visive, Schermi multipli, nuovi film, e perfino costumi, oso dire. C'è anche un sistema sonoro quadrifonico. Non c'è una band di apertura. Quando la gente entrerà, ci sarà già qualcosa che succede, voglio che lo spettacolo avvolga lo spettatore dal momento in cui entra a quello in cui esce. Ci saranno cose in corso nel momento in cui si entrerà. E altre dopo lo show vero e proprio. Sono parte dell'esperienza audio-video generale che ho in mente.

Hai sconvolto le aspettative di tutti con Storm Corrosion. E' un album minimalista e spazioso che non somiglia a nulla che tu abbia fatto in passato. Dicci cosa cercavi di raggiungere mentre lo creavi.

Non ho assolutamente idea di cosa volessimo fare. Letteralmente, siamo andati in studio e abbiamo semplicemente iniziato a fare musica. Non abbiamo pensato a cosa avremmo desiderato fare. Non abbiamo elaborato consciamente niente. E' stato senza sforzo, e senza una vera consapevolezza, non abbiamo preso decisioni riguardo a che direzione prendere, l'album ha assunto una forma e uno stile suo da solo. Ciò che posso dire è che è stato il risultato di alcune cose. Uno, quando Mikael e io ci riuniamo, sicuramente c'è una certa aspettativa sul fatto che faremo un certo tipo di album, in questo caso un album progressive metal. Entrambi siamo abbastanza ostinati da sapere che se c'è un'aspettativa del genere nell'aria, noi faremo il contrario di certo. Secondo, c'era la sensazione che avremmo collaborato su qualcosa di nuovo, senza precedenti. Era il nostro primo album e potevamo tarare il tono su qualsiasi genere volessimo. Non c'erano precedenti album di Storm Corrosion e questo è stato molto liberatorio.
C'era anche la sensazione che potevamo esplorare i nostri gusti più esoterici in fatto di musica. Nel caso di Mikael si può trattare di band come i Comus. Nel mio caso, gente Scott Walker, Talk Talk e Steve Reich. Ci ritroviamo su molte di queste cose, comunque. E' anche molto incoraggiante essere al lavoro con qualcuno al quale puoi citare o suggerire chiunque senza che ti rida in faccia o che dica "Non possiamo, è ridicolo". E' stato l'esatto opposto. Ci incoraggiavamo a vicenda. Più pensavamo a bands ridicole, avant-garde o decisamente oscure, più ci incoraggiavamo a vicenda. E' una situazione veramente fantastica dal punto di vista creativo. Non mi succede spesso. Mi succede con Tim Bowness nei No-Man e con Mikael in Storm Corrosion.

Hai citato i Comus come tua fonte di ispirazione. C'è un evidente elemento acid-folk nell'album Storm Corrosion. Perché questa direzione ti attrae?

A entrambi piace molto quella roba. E' una tradizione che risale a centinaia di anni fa alle prime canzoni folk. Era cose davvero oscure, deprimenti. C'è la tradizione delle ballate di omicidio—brani folk tradizionali come “The Unquiet Grave” o “Long Lankin” che narrano di morte e persone perseguitate dai fantasmi dei propri cari o di chi hanno ucciso. E' roba molto più dark di quanto attualmente consideriamo dark musicalmente. Riguarda paure molto radicate, paranoie e superstizioni in un'epoca in cui l'aspettativa di vita era breve. Riflettono un timore della morte, lo spettro di essa, il tristo mietitore, fantasmi, infestazioni, e la vita dopo la morte. Parlo di storie di fantasmi tradizionali come The Monkey’s Paw e Whistle and I’ll Come to You. Sembrano molto antiche riguardo alla visione delle paure primitive della morte, della mortalità e delle infestazioni spiritiche. Penso che questo si senta nella musica di bands come i Comus e Scott Walker. Un sacco della musica di Storm Corrosion è stata fatta dopo che avevamo guardato dei film che si inseriscono nella stessa categoria di queste storie. Quindi hai ragione, c'è sicuramente questo influsso nell'album.

Ti ritrovi anche tu a confrontarti spesso con queste paure?

E chi non lo fa? Credo che la maledizione della specie umana sia la consapevolezza della morte. E' il motivo per cui molti sono infelici la maggior parte del tempo. Siamo consci della nostra morte che attende. nessuno è ancora riuscito in modo per me soddisfacente a provare che è così anche per gli altri animali. penso che gli uomini siano unici in questo, nel senso della mortalità, e questo getta un'incredibile ombra su tutta la nostra esistenza. Se non siamo felici, misuriamo la nostra infelicità contro il fatto che abbiamo un determinato lasso di tempo da trascorrere sulla Terra per essere felici. Direi che è per questo che abbiamo inventato il mito della religione e di Dio per scendere a patti con l'essere mortali. Abbiamo inventato tutta questa mitologia e favole riguardo alla vita dopo la morte e a Dio. E' tutto progettato per farci stare meglio e consolarci. Non è l'unica cosa che noi umani facciamo per consolarci. L'alcol, le droghe, e si potrebbe dire perfino la cultura stessa, sono cose pensate per distrarci dal pensiero della nostra mortalità. L'ironia con l'arte è che una gran parte di essa fa l'esatto contrario. Ci ricorda esattamente della nostra mortalità. Adoro questo fatto. E' quel che mi attira in gran parte della musica—l'intera faccenda della spiritualità, e il senso della mortalità, e il senso di quella tragedia che è il dono della vita. Esso è una cosa meravigliosa, ma anche una cosa tragica. La vita non è che un "bip", un solo momento. Hai 80 anni o giù di lì, magari meno, magari di più, per trovare un qualche senso in questo casuale dono della vita questo strano, crudele istante nel tempo che è la tua vita, il tuo ego e la tua coscienza. Molti anni fa scrissi un album chiamato Signify per i Porcupine Tree. L'idea alla base, il concetto, era esaminare i modi in cui cerchiamo di creare del significato per la nostra vita. Quindi anche quando avevo 20 anni ero ossessionato da ciò l'idea di lasciare un qualche segno.

Sei ateo?

Sì. Penso di essere l'archetipo dell'ateo per certi versi. Trovo assolutamente assurdo l'intero mito della religione. Lo dico premettendo il "caveat" ("avvertimento" in latino, n.d.t.) che comprendo come la religione possa portare felicità a persone che altrimenti sarebbero infelici. C'è in essa del conforto, per coloro che altrimenti sarebbero torturati dalla loro stessa esistenza, e così via. Apprezzo queste argomentazioni, ma alla fine, temo che sia solo una sciocca favola che il genere umano si racconta a causa della nostra paura di morire. E' tutto qui. A me sembra davvero lampante. Ci scordiamo che la religione è una cosa relativamente nuova, puoi risalire all'età della pietra e constatare che l'uomo ha sempre venerato qualcosa, come il sole. Ma l'idea attuale di religione è emersa meno di 2000 anni fa. E parlo come uno che è stato cresciuto nella convinzione che se sei religioso, devi essere Cristiano. Bene, la Bibbia è stata scritta due o trecento anni dopo gli eventi che narra. Questo è sicuramente appurato per il Nuovo Testamento e i Vangeli. Politici e leader della chiesa di allora assoldarono degli specialisti per scrivere quei testi, e questo per me dice già tutto. Ho letto molto su questo argomento e svolto ricerche, perché mi affascina. Mi affascina la compulsività o il bisogno di molti di credere in queste cose insensate. Molti di noi sembrano avere questa necessità di sorreggersi alla stampella della fede e del credere. La gente mi dice: “Si tratta di fede. Non ti servono le prove.” Beh, per me la fede intesa in quel modo diviene sinonimo di credere una bugia, e questa non è affatto una spiegazione.

State considerando un tour per Storm Corrosion?

No. Sarebbe dura farcela. Potrebbe essere una cosa che funziona in teatri con il pubblico seduto, forse, insieme a un quartetto d'archi. E' una delle cose a cui non pensiamo. Non guardiamo oltre l'uscita dell'album. Mikael e io siamo entrambi in tour con le nostre cose per il resto del 2011, comunque, e se un tour doveva esserci, lo avremmo comunque considerato molto più in là. Ci sarebbe prima da valutare l'accoglienza ricevuta dall'album, e se dovremmo considerare di andare per quella strada, sarebbe una cosa successiva.

Love and Endings dei No-Man, un nuovo album live e DVD, sta per uscire. Perché far uscire un nuovo live dei No-Man così presto dopo Mixtaped (2009)?

Non è che ci abbiamo riflettuto molto. A Tim Bowness piaceva molto l'idea di tornare insieme a ottobre 2011 per celebrare il 10° anniversario dell'etichetta Burning Shed e dello store. Originariamente, dovevamo fare due o tre brani, e poi diventarono sette o otto. Quella notte, pensammo “Dobbiamo registrare questo evento unico.” Lo facemmo e lo show venne benissimo, è stata una sera magica. Poi riascoltammo le registrazioni e ci piacquero molto. Pensammo a farlo uscire come download. Ma poi invece ci dicemmo “No, sarebbe bello fare un prodotto fisico.” Queste cose si creano quasi da sole. Iniziò come due o tre brani e ne è uscito un album live. Penso anche che per Tim ci fosse l'intenzione di rimediare in un certo senso per Mixtaped, che secondo lui non è stata la sua miglior performance perché era raffreddato. Lo abbiamo fatto suonare bene, ma credo che ci fosse l'idea che avremmo voluto che quella volta fosse andato tutto bene come questa volta. Quando c'è pressione per uno spettacolo, non va mai come dovrebbe. Invece quando non ce n'è, di solito supera le tue aspettative. In quel concerto le cose furono molto rilassate e vibranti. Ha più corpo. E' più naturale. Penso che Tim sia lieto che ci sia questo live come alternativa a Mixtaped. Indubbiamente rappresenta la band molto meglio.

Cos'ha in serbo il futuro per i No-Man?

Non lo so. Non abbiamo affatto piani, come per i Porcupine Tree. Non significa niente, tuttavia. Penso che la gente legga troppi significati in  dichiarazioni simili. Non abbiamo piani, ma sono certo che lavoreremo di nuovo insieme. E' tutto quel che posso dire.

Hai recentemente annunciato che uscirai dai Blackfield. Racconta di questa decisione.

E' l'eccezione che conferma la regola, perché i No-Man e i Porcupine Tree sono cose a cui tornerò sempre. I Blackfield li ho visti come una cosa da cui uscire per due ragioni. Primo, Aviv Geffen ha ambizioni molto elevate per il gruppo e ne ha tutti i diritti. Ma per questo, i Blackfield richiederebbero il mio impegno totale. Infatti voleva fare un altro album adesso, come sta appunto facendo. E poi vuole fare dei concerti. Io gli ho detto che non ci sarei riuscito, perché dopo il mio progetto solo voglio tornare con i Porcupine Tree e che quindi avrebbe dovuto attendere due o tre anni. Lui ha detto che però così non era corretto. E ha ragione. Quindi gli ho offerto aiuto nel fare l'album nuovo, e gli ho consigliato di trovare soluzioni per portare avanti il gruppo senza di me così non li avrei frenati. Ho dovuto convincerlo. Penso che sia nel suo migliore interesse. Non volevo essere nella posizione da sentirmi in colpa perché li stavo tenendo fermi. Quindi è stata una decisone consapevole con lo scopo di dare ai Blackfield più occasione di trovare longevità e successo.

In America e in Europa, è stata la tua presenza che ha attirato molta gente verso i Blackfield. Cosa devono capire gli spettatori ora che la band sta spostandosi verso questo nuovo capitolo?

Penso che fosse come dici, all'inizio, e il tempo ci dirà se è tuttora così. La gente tende a sovrastimare il mio ruolo nella musica. Per esempio io ho contribuito molto poco all'ultimo album dei Blackfield. Aviv ha scritto tutto tranne un brano, e io sono stato coinvolto nella registrazione e missaggio. Poi siamo andati in tour insieme, ma era un disco di Aviv. Ho cantato molte canzoni, che stavolta non farò, il che è un grosso cambiamento. Sarebbe un errore per me farlo perché poi il pubblico si aspetterebbe che le cantassi anche in tour. Stavolta Aviv sta coinvolgendo molti musicisti, e alcuni andranno in tour con lui. Penso che quel che alla gente piace dei Blackfield, che se ne rendano conto o meno, sia il suono delle canzoni di Aviv e il suo stile. Se ne accorgeranno meglio quando sentiranno questo nuovo album. Suona molto come la quintessenza dei Blackfield. E io ho contribuito molto poco.

Sei stato da poco in studio per lavorare al nuovo album dei Blackfield. Cosa hai fatto?

Sto ancora dando una mano ad Aviv. Faccio molte parti di chitarra. Canto su un brano. Ho aiutato ad arrangiare alcuni cori. Sono più come un consulente. Ho suggerito alcuni cantanti e deciso con Aviv quale andrebbe meglio per l'album. Mi sento ancora molto protettivo riguardo ai Blackfield, quindi sono ancora lì. Ma penso che sia importante per le persone abituarsi all'idea che i Blackfield esistano senza la mia partecipazione al 100%. O così o non sarebbe uscito un altro album dei Blackfield per molti anni. Non penso fosse leale nei confronti di Aviv o dei fans dei Blackfield.

L'ultimo album dei Bass Communion Cenotaph si è spinto in un nuovo territorio offrendo un "pulse" in agginta al "drone". Cosa ti ha fatto rompere la tradizione?

Suonava bene e basta [ride]. C'è sempre stata una cosa che ho avuto in testa con i Blackfiel, tipo "Non ha senso fare lo stesso album due volte". E allo stesso modo con Bass Communion, ero alla ricerca di nuovi ingredienti per l'ultimo album. Il precedente, Molotov and Haze, riguardava la chitarra e il laptop. Pacific Codex era basato su registrazioni di gongs e strutture metal. Cenotaph è tutto basato su capinature di vecchi album a 78 giri. Sono quasi tutti classici. Ho processato, campionato e li ho mutati vari modi così da creare una sensazione graffiante, fantasmagorica. Ho cercato di dare l'idea di usica che ci giunge da un'altra epoca-antica, ma moderna allo stesso tempo. Ecco perché sono stato attratto da quei dischi a 78 giri. Ho anche sperimentato con l'idea del battito cardiaco. Ho sempre amato la cosiddetta tecno intelligente, molto ripetitiva e ipnotica. Parlo di gente come Plastikman o Wolfgang Voigt. E' tecno minimalista, ma molto intelligente nel suo genere. E' un approccio che non ho mai davvero esplorato io stesso, tuttavia è uno degli stili musicali che amo più di tutti. Ho sempre amato il battito cardiaco leggermente sinistro che permea molta della musica dark techno. In un certo senso, Cenotaph è un tentativo di combinare il mondo dello stile graffiato, low-fi della drone dei Bass Communion con un pulse sinistro, a battito cardiaco. Non ha funzionato su tutti i brani, ma sicuramente lo ha fatto su tre di essi. Un brano l'ho lasciato completamente ambient.

Un'altra recente sorpresa è che hai mixato Thick as a Brick 2, di Ian Anderson, il seguito del famoso album dei Jethro Tull. Descrivi il tuo interesse a partecipare a questo progetto.

E' stato uno sviluppo naturale dopo aver mixato l'originale, Thick as a Brick, facendone la versione surround, e anche un nuovo stereo mix. Mentre ci lavoravamo per la EMI, Ian mi disse di aver scritto Thick as a Brick 2. Io risposi che era interessante. Lui mi disse di questo interessante concept di quel che succede in seguito a Gerald Bostock, il bambino di otto anni che nella finzione del primo album avrebbe scritto i testi. Disse che il nuovo album parlava della strada che aveva poi preso nella vita. Sembrava davvero interessante. Ma sarò sincero, una parte di me era anche molto scettica sul farlo realisticamente. C'è sempre un rischio nel fare una parte seconda di qualcosa, e non solo nella musica ma anche nei libri e nei film non può mai soddisfare le aspettative se la prima parte è diventata un classico, come Thick as a Brick appunto. Nei parlai con Ian e gli dissi che se doveva farlo, doveva usare dei suoni come quelli dell'originale. Doveva tornare a usare la chitarra acustica, i flauti, i glockenspiel, e tutto quel che aveva caratterizzato l'originale. Doveva mantenerlo un album molto organico e tornare allo spirito originale del 1972. Mi è sembrato davvero convinto e infatti l'album è venuto bene. Non dirò che è buono quanto l'originale, ma è un lavoro davvero solido e un tentativo credibile da parte di una delle leggende del prog anni '70 di catturare nuovamente il senso del loro album migliore.
Viviamo in un'epoca in cui molte band si guardano intorno e scoprono che il clima musicale è talmente cambiato negli ultimi 20 anni. Molti trovano che la cosa giusta da fare sia tornare indietro e rivisitare ciò che ha creato la loro fama. Come gli Yes hanno fatto l'anno scorso. Per 20-30 anni la musica progressive classica è stata incredibilmente impopolare e fuori moda. Ne parlavo con Steve Hackett poco tempo fa. Lui sente per la prima volta adesso che la gente apprezza davvero il suo lavoro degli anni '70. Trova che è stato solo negli ultimi tre o quattro anni che ha iniziato a percepire da parte del pubblico un apprezzamento del suo lavoro di quell'epoca come suo picco musicale. Per 30 anni, gli avevano detto che era robaccia, che lui stesso era un dinosauro, che nessuno avrebbe ai voluto riascoltare quella roba hippie. Non posso sottovalutare la portata del lavaggio del cervello subito da questi artisti dell'epoca. Robert Fripp e Ian Anderson si sono sentiti nello stesso modo anche loro. I media gli avevano fatto il lavaggio del cervello, portandoli a credere che quanto avevano realizzato negli anni '70 fosse spazzatura. E' quasi come la sindrome che colpisce i bambini maltrattati. C'è voluta un'enorme quantità di riassicurazioni per fare sì che loro credessero nuovamente che il pubblico apprezza quella musica e che è su di essa che la loro fama si fonda realmente.
Me ne sono reso conto con Robert Fripp quando abbiamo lavorato ai remix di Lizard dei King Crimson. Mi chiese perché volevo farlo, dato che l'album non piaceva a nessuno, lui compreso. Io dissi che avrei cambiato l'opinione delle persone a riguardo. Sono così fiero che sia successo proprio quello. Uno dei momenti migliori della mia vita è stato quando l'album è uscito e ha avuto recensioni incredibili. David Fricke su Rolling Stone scrisse “Lizard è stato svelato come il miglior album dei King Crimson album in assoluto.” Mojo gli ha dato quattro stelle su cinque. Robert era allibito. E io avevo avuto la mia soddisfazione, perché avevo sempre creduto che quegli album che erano stati ignorati e accantonati per anni, dai media ma anche dai fans, stavano finalmente maturando: in un certo senso erano stati troppo avveniristici, e ora invece il pubblico è maturo per apprezzarli. Suonano straordinari. E' un punto davvero chiave per me.
Tornando a Thick as a Brick 2, è ora il momento per Ian di tornare indietro e creare questo progetto. Non si sarebbe mai sognato di farlo cinque anni fa, e questo ti dimostra che il clima e lo spirito generale è mutato nei confronti della sua musica. Quindi finalmente artisti come Ian, Robert e Steve si dicono: "Sai cosa? Alla gente piace davvero quell'album. Lo apprezzano. Quello era davvero il mio picco creativo e il mio periodo migliore. Posso ancora fare quel genere di musica e la gente vuole ascoltarla". C'è adesso un incredibile senso di entusiasmo riguardo a Thick as a Brick 2. Mi dicono che non si vedeva Ian Anderson così entusiasta di un nuovo album da tantissimo tempo.

Sarebbe correto dire che questi progetti di remixaggio sono tue missioni personali per far sì che il mondo rivaluti degli album che ti sono cari?

Penso di sì. Credo che dipenda dall'album, per alcuni è più valido che per altri. Per esempio, Lizard è sempre stato l'album dei King Crimson rinchiuso in soffitta. C'era la sensazione che una delle ragioni per cui non era valutato molto era perché il mix originale era abbastanza ingombro, a livello sonoro. C'era molto da fare riguardo a migliorarne il suono e trasformarlo in qualcosa di più presentabile. Ma questo non si poteva dire per il primo loro album, In The Court of the Crimson King. Quello piace a tutti da sempre, è un album eccezionale. Non è che ci fosse bisogno di ri-lavorarci su, ma facendolo, io e Robert abbiamo sentito che c'erano migliorie da apportare in termini di mixaggio stereo e così abbiamo fatto. Aqualung dei Jethro Tull è un altro album noto come capolavoro, ma suonava in modo molto misero a livello sonoro. Quindi per alcuni non era così bello. Abbiamo fatto in modo che luccicasse metaforicamente parlando, come non aveva mai fatto fino ad allora. Penso che dopo averci lavorato, l'album sia apparso molto più bello di prima a tanta gente, me compreso. Quindi c'è sicuramente un alto molto gratificante che deriva dall'essere in grado di far risplendere ulteriormente, come non aveva mai fatto prima, ciò che era già un diamante di suo.

Cosa dici dei servizi di streaming come Spotify, Rdio e Rhapsody in termini di esperienza dell'ascoltatore?

Non c'è nulla che per i miei parametri li renda accettabili. Per me, il fascino dell'ascolto della musica sta in quel che ritengo l'arte dell'ascolto. E' una relazione con qualcosa di fisico - la grafica dell'album, la copertina del disco, mettere il vinile sul piatto o il CD nello stereo. E' una relazione tattile con la musica e una sua manifestazione fisica. Mi rendo conto di essere molto fuori moda e non posso farci niente, è la mia generazione. Spotify e gli altri servizi di streaming non mi attireranno mai. Tuttavia sono anche uno che fa musica, e se credi nella tua musica, vuoi che raggiunga il maggior numero di persone possibile. Per me non si tratta di fare soldi o fare la star, è una estensione ovvia dell'ego volere che tutti possano ascoltare la mia musica. Per quello da ragazzo davo via dei demo tapes. Ora invece ci si mette sui siti di social media e si cerca di trovare pubblico in quel modo.
Preferirei che la gente ascoltasse la mia musica su Spotify o che la scaricasse illegalmente piuttosto che non la ascoltasse mai. Ma preferirei soprattutto che comprassero l'album e instaurassero la relazione tattile di cui sopra con esso. Non è realistico che succeda, però. Con i giovani in particolare, non funziona così. Non comprendono il prodotto fisico. Non hanno una visione nostalgica della cosa. Sono nati in un'epoca in cui la musica la scarichi, gratis o meno, da iTunes, o cose come Spotify. Così ora c'è questa specie di jukebox globale e mi sembra molto brutto, dato che ho 44 anni e sono cresciuto nell'ultima fase dell'era dei vinili e sono un collezionista di vinili. Amo i prodotti fisici e la musica presentata come arte. Quindi vedo lo streaming in questi termini. E' brutto, ma non se ne andrà. Sfortunatamente, sarà uno dei mezzi più importanti per portare la propria musica alla gente. Quindi devo essere aperto ad esso..

Ci sono un sacco di polemiche sui diritti esigui che gli artisti prendono di servizi streaming. Cosa ne pensi?

Sì, è patetico. Quello che questi servizi di streaming pagano è criminale. Ma questo è un problema dei manager e delle etichette discografiche. Io sono un musicista. Suppongo che più musicisti ci sono che si oppongono a questa faccenda, e meglio sia. Il mio manager Andy Leff ne ha parlato molto.  Io non sapevo cosa fosse Spotify fino a pochissimo tempo fa. Questo ti dice quanto poco mi interessa questo universo. Io non pagherei mai per un download di un album, non lo comprerei mai su iTunes, non mi interessa. Capisco che questa storia dello streaming sia un problema e so che ci sono varie iniziative per cambiare e migliorare la situazione. Il modo in cui pagano gli artisti è una cosa che credo che dovranno migliorare. Al momento i diritti che pagano sono pietosi, sono un'offesa per un artista. Ma sai cosa, è comunque un passo avanti rispetto a Napster, non è vero?

I Porcupine Tree sono divenuti una vera influenza su molte giovani bands. Cosa pensi sentendo il sound della band riflesso così tanto e in modo così vasto? 

C'è un'etichetta, la K-Scope,che fa parte della Snapper, che ha messo sotto contratto un sacco di bands che hanno un sound e uno stile omogeneo tra loro, e penso che si possa dire che questo stile comune deriva dai Porcupine Tree. E' chiaramente derivato da radici che affondano nel progressive anni ‘70, ma filtrato attraverso tutto quel che sta tra i Radiohead e i Sigur Rós e la musica minimalista fino al trip-hop. Suppongo che siamo stati tra i primi a sperimentare il fatto di avere delle palesi radici nel progressive rock anni '70, filtrate da influenze contemporanee, insieme al new metal e death metal. Penso che sia diventato praticamente un nuovo sound che sta in piedi da solo.
Non ascolto molta di quella musica. Non ascolto mai musica che somiglia alla mia. E' buffo. La gente viene spesso da me e mi dice più o meno (parafrasando): “Steven, ecco il mio CD. Per favore ascolta i miei demos. Ti piaceranno. Suonano proprio come i Porcupine Tree.” E quel che io penso tra me e me è “Beh allora non mi piacerà. Perché dovrei ascoltare una pseudo copia dei Porcupine Tree?” Non lo dico ad alta voce. Ma in un certo senso è la cosa che trovo meno allettante in assoluto, e quel che per me suona meno interessante in assoluto. Ma certe persone pensano che tu voglia ascoltare musica che somiglia alla tua. Non è realmente molto interessante, anche se allo stesso tempo è lusinghiero dal punto di vista dell'ego. E' bello guardarsi intorno e trovare che le bands citano i Porcupine Tree come ispirazione, e magari imitano alcune delle cose che hai fatto. Quindi sono piuttosto ambivalente al riguardo. Voglio evolvermi da quel sound archetipico con il mio lavoro solista. Voglio fare cose diverse da quello. Credo che sia la paura di ristagnare. Sono molto più interessato a creare e esplorare un nuovo sound.



Traduzione, Interpretazione, Trascrizione by Domizia Parri

Graphic elements are from CSS Zen Garden theme by Pierre Antoine Viallon (Creative Commons license), Lasse Hoile and Porcupine Tree.