The Incident Review Recensione a cura di Antonio Giambartino. Foto e Video di Lasse Hoile Quando si parla di un “concept” è vietato pensare al singolo brano o ascoltare l’album in più riprese. The Incident I - Occam's Razor (1.55) II - The Blind House (5.47)
III - Great Expectations (1.26) IV - Kneel and Disconnect (2.03) V - Drawing the Line (4.43) VI - The Incident (5.20) VII - Your Unpleasant Family (1:48) VIII - The Yellow Windows Of The Evening Train (2:00) IX - Time Flies (11:40) Il brano centrale dell’album. Musicalmente perfetto e dichiaratamente pinkfloydiano, vi si trovano infatti influenze del periodo Animals – The Wall . Il sogno della mia vita, vedere una volta David Gilmour e Steven Wilson insieme… le due generazioni che hanno dato vita alle più belle note della storia. X - Degree Zero Of Liberty (1:45) XI - Octane Twisted (5:03) XII - The Séance (2:39) XIII - Circle Of Manias (2:18) XIV - I Drive The Hearse (6:41) Flicker
Bonnie the cat Black Dahlia Musicalmente avrebbe potuto trovare tranquillamente posto nel concept. Sarebbe stato un giusto tributo a Barbieri che ne ha scritto la musica. Remember me lover Official Links: Porcupine Tree / MySpace / Lasse Hoile / MySpace Review di Ed Sander ( DPRP ) Due anni dopo la release dell’acclamato album Fear of a Blank Planet, i Porcupine Tree ritornano con un’altra release di qualità. The Incident consiste in due dischi, il primo è un unico ciclo-flusso di canzone da 55 minuti (The Incident, appunto) e il secondo contiene altri venti minuti di composizioni della band non correlati al concept. Come Steven Wilson ha spiegato nell’intervista con DPRP, il ciclo della canzone principale tratta i temi di incidenti di cui ha avuto esperienza che hanno cambiato la vita e altri incidenti che i media tendono a minimizzare in maniera disumana. In questa recensione non mi addentrerò ulteriormente nel concept; per favore fate riferimento a questa intervista soltanto per gli altri interessanti dettagli dell’album. Dopo il successo della lunga e complessa Anesthetize nel precedente album, Steven Wilson ha accumulato l’esperienza e la sicurezza per comporre una canzone lunga un album che scorre come un unico pezzo. A essere sinceri, in realtà ci sono due o tre momenti (come subito dopo “Time Flies” e prima di “I Drive the Hearse”) dove il flusso non è continuo ma è interrotto da uno o due secondi di silenzio. Questo paio di punti a parte, la maggior parte delle canzoni fluiscono lisce senza alcun tipo di cucitura. Volendo fare qualche comparazione, questo album sarà per i Porcupine Tree quello che Misplaced Childhood è stato per i Marillion, o Dark Side of the Moon e The Wall per i Pink Floyd, Supper’s Ready per i Genesis e Subterranea per gli IQ. Non è un confronto qualitativo, semplicemente anche in questi album c’è un ricorrersi di vari temi musicali, proprio come in The Incident. Il riff pesante che apre l’album in “Occam’s Razor” ritorna in “The Blind House” e “Degree Zero of Liberty”, mentre la traccia successiva contiene una melodia che pure ritorna nelle due canzoni seguenti. In realtà, il flusso delle quattro canzoni che vengono dopo Time Flies è talmente ben fatto che dovrebbero a mio parere essere considerate a tutti gli effetti un’unica traccia epica da 12 minuti. Tutto questo non rende semplicemente The Incident il lavoro più coerente di sempre della band, è anche senza dubbio il motivo per cui questo ciclo di canzoni mi piace così tanto, perché è proprio ciò che mi aspettavo/ciò che fa per me. Gli album con canzoni corte che confluiscono l’una nell’altra con temi che si ripetono e rivisitano mi fanno davvero impazzire. Mi prenderei a occhi chiusi un album di questo genere piuttosto che... un album dei Transatlantic. Non andrò a parlare di ogni singola canzone visto che anche i miei altri compagni recensori avranno già abbastanza da dire a riguardo. Mi permetto solo di dire che musicalmente The Incident riassume tutto quello che i Porcupine Tree sono e sono stati, riutilizza tutti i diversi stili che la band ha sperimentato durante la sua ventennale esistenza. Quando cerco di spiegare com’è davvero il gruppo a chi non conosce i Porcupine Tree, di solito gli faccio sentire Blackest Eyes, in quanto tocca praticamente tutti i punti forti della band in quattro minuti: parti heavy metal, parti acustiche, armonie vocali, momenti psichedelici e ambient... il complesso lavoro che c’è dietro. The Incident è così, attraversa in 55 minuti così tanti stili diversi che la band di fatto ci sta dando l’album più diverso e vario della loro discografia. Al tempo stesso comunque la musica è molto distinguibile e “tipicamente” di marchio Porcupine Tree, il che vuol dire che la band non cerca di rifarsi ad altri gruppi ma si mantiene come auto-metro di misura. Nell’album ci sono moltissime chitarre acustiche, uno dei motivi per cui mi ricorda il periodo di Lightbulb Sun. L’inizio di Time Flies (l’ode di quasi 12 minuti ai Pink Floyd di Animals) sembra un po’ un punto d’incontro tra la seconda metà di Last Chance to Evacuate... e le melodie vocali di Stars Die. Parti più in là di Time Flies hanno la stessa atmosfera di Russia On Ice (parte centrale). Ma sono distinguibili tante altre parti di altri album; qualche suono e qualche stile è stato “usato” in Hatesong, Tinto Brass, What Happens Now?, In Formaldehyde, la sezione finale di Anesthetize, il pulsante synth dell’opening di Sleep Together, i taglienti riff di Mother and Child Divided e i suoi strambi ritmi... solo per citarne alcune. Ma c’è spazio anche per alcuni pezzi che suonano come Insurgentes (la canzone, non l’album) e Blackfield (la band, non l’album, non la canzone) nel secondo disco. Riassumendo, questo album ha un forte trademark Steven Wilson/Porcupine Tree, ma fortunatamente mai troppo da sfociare nel totale auto-plagio. In The Incident ci sono quattro brevi instrumental dalla più heavy Circle of Manias alla psichedelica Yellow Windows of the Evening Train. E ovviamente c’è una larga parte strumentale anche in Time Flies. Questo è un cambiamento che ho apprezzato, venendo da due album molto pieni e carichi liricalmente, ed è un altro motivo per cui The Incident suona più equilibrato. Come già detto, il secondo disco contiene altri quattro pezzi. La band ha deciso di metterli in un EP separato da fare comunque uscire assieme al ciclo principale di The Incident invece che più tardi, come è successo con Nil Recurring. Steven Wilson spiega i motivi di questa scelta nell’intervista e sebbene magari ci voglia un po’ per abituarsi all’idea, credo che sia stata una scelta saggia. Queste quattro tracks, composte da tutta la band, sono molto diverse. Sebbene debba ammettere che la melanconica Flicker o Black Dahlia probabilmente non raggiungano qualitativamente il materiale di The Incident, sono comunque buoni pezzi di musica che se la giocano con altre eccellenti “B-Sides” di Recordings. Le tracce più interessanti sono comunque Bonnie the Cat e Remember Me Lover. La prima ha una linea di basso così minacciosa che posso solo descriverla come da “Cavaliere dell’LSD” (lett: “Cavaliere su LSD” invece che “a cavallo”. NdT) e uno stile vocale in cui ogni sillaba segue un beat di batteria. Remember Me Lover è una piccola epic con il consueto approccio cinico alle relazioni che abbiamo già visto in album come Stupid Dream e Lightbulb Sun o in canzoni come The Start of Something Beautiful e Open Car. Questo nuovo lavoro da 75 minuti dei Porcupine Tree ha il difficile compito di succedere a un album come Fear of a Blank Planet. Non ho dubbi a credere che ci saranno fan che si riterranno delusi, ma a parer mio la band ha messo a segno un’altro ottimo colpo. Per me la coerenza, la consistenza, la varietà e la composizione di The Incident sono proprio ciò che speravo fossero portati a comporre. Mi sentirei persino di osare a dire che se da una parte Fear contiene alcune delle migliori canzoni della band di sempre, il ciclo di The Incident è in generale una delle migliori cose che la band ci abbia composto da sempre. Il secondo disco funge semplicemente come una buonissima serie di bonus tracks a questo lavoro. Raramente valuto un lavoro più di 9/10, ma sento che questo col tempo diventerà col tempo l’album dei Porcupine Tree che mi farà più piacere ascoltare e quindi dovrò valutare questo The Incident più degli altri album che ho recensito, al pari del suo predecessore Fear, con il secondo disco che porta il voto generale un po’ più in basso a uno stabile 9/10. Traduzione ed interpretazione by Muzak at Forum |